Tre persone su quattro non hanno obiezioni rispetto all’ipotesi di essere operati da un robot, invece che da un chirurgo, all’interno di un ospedale.
E’ una delle conclusioni di uno studio appena pubblicato da Porsche Consulting, società di consulenza nata nel 1994 per fare tesoro del know how acquisito nelle operazioni di risanamento e ristrutturazione che oltre vent’anni fa dovette subire il celebre gruppo automobilistico di Stoccarda per uscire da una grave crisi. E’ significativo per capire in che direzione va la prima economia dell’Eurozona, quella tedesca che un marchio come Porsche oggi non sia più associato soltanto a una vettura sportiva, ma a un impegno continuo in ambiti come l’industria 4.0, la mobilità più in generale, e adesso anche la sanità di futura generazione.
La Germania sta entrando in un rigido inverno demografico, tra conclamato crollo delle nascite e naturale invecchiamento della popolazione. Nemmeno flussi migratori imponenti come quelli degli ultimi due anni, ammesso che siano socialmente sostenibili, basterebbero a invertire la rotta. Perciò diventa ancora più rilevante il fatto che “i tedeschi sono allo stesso modo aperti all’idea di usare i robot per fornire cure e assistenza agli anziani. Per sollevare i pazienti dal letto, per dispensare le medicine, per recapitare cibo e bevande, cioè per quei compiti tipicamente svolti da badanti e che presto potrebbero essere svolti da robot controllati via computer. Il 56 per cento degli intervistati è favorevole al fatto che i servizi di cura alla persona siano forniti da macchine”. Il 37 per cento delle persone interrogate dai ricercatori di Porsche Consulting motiva questa scelta con la difficoltà di trovare personale all’altezza; il 36 per cento sostiene che accettare il ruolo di un robot consentirebbe di poter rimanere in casa a ricevere determinate attenzioni senza doversi spostare in strutture adhoc; il 29 per cento riconosce nell’automazione la possibilità di essere accuditi 24 ore su 24″.
Per tutti questi motivi, un po’ a sorpresa, un numero crescente di tedeschi sembra disposto anche ad ammorbidire la propria posizione sulla tutela assoluta della privacy. “Le cure mediche digitalizzate richiedono l’accesso a tutta una serie di dati necessari si legge nel rapporto Ciò non sembra porre un problema dal punto di vista del paziente. Il 71 per cento degli intervistati in Germania acconsentirebbe immediatamente a registrare tutti i propri dati medici sulla carta elettronica dell’assicurazione prescelta, per esempio. Quest’ampia fetta di popolazione non avrebbe problemi a rendere disponibili questi dati ad altri esperti o alla propria assicurazione sanitaria”. Considerato che la tecnologia e l’automazione in ambito medico già esistono, e vista questa apparente apertura da parte dei tedeschi conclude il rapporto “adesso è necessario che gli ospedali e le strutture di cura creino le condizioni organizzative adatte a una più profonda digitalizzazione”.